Esattamente 10 anni fa, il 7 settembre 2013, è stato distribuito nei cinema giapponesi, qualche giorno dopo la sua presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia, il film d’animazione in computer grafica Capitan Harlock (Space Pirate Captain Harlock), basato sul manga del Maestro Leiji Matsumoto e realizzato con la tecnica motion capture.
Prodotto da Toei Animation e diretto da Shinji Aramaki, il film è stato approvato dal Maestro Matsumoto, ma si discosta notevolmente dalla storia e dalla caratterizzazione sia del manga originale del Sensei che degli anime classici, avendo al massimo qualche punto in comune con le più recenti uscite OAV Harlock Saga e Endless Odyssey.
Non si era mai visto prima un Capitano così dark, cinico e nichilista, ma al tempo stesso così fallibile, capace di compiere scelte e azioni impensabili per l’eroe idealista di Matsumoto.
E non è nemmeno il protagonista della vicenda, ruolo riservato a un personaggio nuovo, Yama, che dovrebbe sostituire Tadashi, ma non risulta all’altezza a causa di una caratterizzazione discutibile.
Neanche il resto della ciurma, composta da Kei Yuki, Yattaran e Meeme, ha molto a che spartire con quanto visto in precedenza.
L’Arcadia si ispira a quella verde con il teschio di prua, ma è di colore nero, risultando a tutti gli effetti una nuova versione dell’astronave.
Nonostante la sua notevole spettacolarità, il film non ha ricevuto in media critiche positive: non hanno convinto, tra le altre cose, l’assenza di un nemico carismatico, l’ambientazione genericamente techno fantasy e, più in generale, la sceneggiatura, ritenuta confusa ed esageratamente complessa.
Inaspettatamente, il film su Capitan Harlock ha riscosso grande successo in Italia, dove è stato distribuito nei cinema il 1° gennaio 2014, con l’innegabile merito di aver riportato l’attenzione degli appassionati di vecchia data sul Capitano e di averlo fatto conoscere alle nuove generazioni, seppur in questa versione così diversa da quella sbarcata nel nostro Paese alla fine degli anni ’70.